Pandemia, quarantena, lockdown sono parole entrate con prepotenza nelle nostre vite, costringendoci a modificare, in modo drastico, pensieri, emozioni e relazioni in ambito sentimentale, sociale e lavorativo.

Non avendo alcuna memoria storica di un evento simile e confrontandoci con un cambiamento che ha stravolto le nostre certezze, ciascuno di noi è stato chiamato a cambiare abitudini quotidiane profondamente radicate nella natura stessa degli esseri umani, che prima d’ora sembrava impossibile mettere in discussione.

Cecilia Guerra Brugnoli, Francesca De Dominicis, Jana Liskova, Francesco Rucci, Anita Scianò, Erika Volpe, durante le prime settimane di lockdown hanno fondato un gruppo di lavoro nato dall’esigenza di confrontarsi sul particolare periodo storico e, spinti dalla voglia di creare un progetto collettivo, si sono interrogati su come la fotografia contemporanea potesse analizzare, documentare e interpretare il cambiamento delle relazioni umane al fine di creare un vero e proprio strumento di analisi.

L’indagine si è focalizzata su questa repentina mutazione dei rapporti interpersonali e sulla metamorfosi accelerata della società contemporanea.

Così, con la partecipazione di 40 autrici e autori dislocati nelle varie regioni Italiane, iniziano a interrogarsi su come raccontare al meglio, attraverso il mezzo fotografico, quello che in maniera più tangibile stava mutando.

Ciascun lavoro costituisce uno specifico approfondimento di un aspetto cruciale della vasta materia dei rapporti umani.
La fotografia diventa non soltanto un mezzo per documentare, ma anche per offrirci una posizione privilegiata dalla quale poter osservare i cambiamenti, permettendoci di viaggiare oltre i confini di un paese separato dall’interno.

Dal lavoro realizzato per Covisioni: è possibile quindi notare temi e situazioni ricorrenti.
Dalle ricerche svolte vediamo come cambia il rapporto dell’uomo con sé stesso, si delineano delle vere e proprie macro aree, sfaccettature inaspettate che evidenziano ad esempio la trasformazione di luoghi di incontro in non luoghi, la riscoperta del sé e del proprio rapporto con la natura.

Questa esperienza collettiva viene rielaborata ponendo al centro di ogni lavoro la trasformazione in atto della condizione sociale, delle abitudini e di ciò che ne consegue.
Dall’esigenza di rappresentare la mancanza e l’assenza nasce la necessità di raccontare l’essenza, trovare e riscoprire una nuova realtà e una nuova visione della stessa.

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